La Chiesa

Il complesso del Baraccano nella pianta di Bologna "a volo di uccello"del Blaeu (1663)
Il complesso del Baraccano nella pianta di Bologna "a volo di uccello"del Blaeu (1663)
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Il retro della chiesa col "baraccano"oggi

La chiesa di Santa Maria del Baraccano deve il nome al torrione quadrato detto barbacane o baraccano, che, tra porta Santo Stefano e porta Castiglione, sporgeva dalle mura con funzione di posto di guardia ed entro cui, come in altri punti delle mura trecentesche, era dipinta una immagine della Madonna.

La chiesa è a pianta rettangolare, impostata su di un modulo rettangolare a maglia quadrata, di circa 3,8 metri di lato, misura che deriva dalla larghezza del baraccano e delle arcate di sostegno delle mura.

I resti del barbacane sono oggi inglobati nella struttura dell'edificio a parte una sporgenza sulle mura, in corrispondenza della cappella centrale.

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Il retro della chiesa prima del restauro del 1914

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Particolare dell'arco che incornicia l'altare mggiore (foto di Carlo Romano)

Ogni cappella è incorniciata da un arco a tutto sesto su lesene, arricchito da una decorazione con motivi geometrici e a candeliere. Le lesene del'arco della cappella centrale, che segnava l'ngresso alla piccola chiesa precedente, sono pregevolmente scolpite, mentre le altre sono dipinte.

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Fronte e sezione della chiesa

Alla cappella maggiore, che costituisce il nucleo originario della chiesa, col tempo vennero affiancate due cappelle laterali (Orsi e Boccaferri) e due trasversali (Ghiselli ed Ercolani) sui lati est e ovest dell'edificio. Pure sui lati est ed ovest furono costruiti due edifici di servizio, la sagrestia (a est, sinistra per chi guarda la facciata) e la casa del rettore (a ovest).

Nella foto: prospetto e sezione della chiesa. Si vede bene quella che era la porta principale della chiesa precedente, con l'arco scolpito che oggi incornicia l'accesso alla cappella della Madonna.

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Interno dela chiesa verso est (foto di Carlo Romano)

Le cappelle sono inquadrate da lesene e archi a tutto sesto, su cui si imposta la sequenza di volte a vela che contribuisce ad accentuare lo sviluppo longitudinale della chiesa. La sequenza è interrotta soltanto dall'alto tamburo della cupola centrale, con le sue quattro grandi finestre separate da coppie di sottili lesene, riportate anche all'esterno. Alla cupola centrale se ne affianca una seconda, a base ottagonale, che sormonta la cappella di destra.

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Autoritratto di Lavinia Fontana alla spinetta (virginale).

All'interno della chiesa, oltre all'affresco della Madonna della Pace ridipinto nel XV secolo da Francesco del Cossa (1436 - 1478) sulla base di una Madonna con bambino attribuita a Lippo di Dalmasio, sono conservati altri dipinti: nella cappella Orsi una Sacra Famiglia di Lavinia Fontana (1552 - 1614) e nella cappella Ercolani la Disputa di Santa Caterina del padre Prospero Fontana (1512 - 1597).

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Cappella ovest: la Processione di San Gregorio Magno dell'Aretusi

Nella cappella Ghiselli (a destra entrando) troviamo la Processione di San Gregorio Magno a Roma in tempo di peste, quadro realizzato dal bolognese Cesare Aretusi dopo che un'opera di analogo soggetto, dipinta dal romano Federico Zuccari, era stata giudicata poco confacente al soggetto religioso, poiché dipinta con troppa libertà di stile e fu quindi rifiutata.

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La chiesa oggi

La regolarità del modulo utilizzato in pianta è evidente anche nell'elegante portico a cinque arcate della facciata, oggi sormontato da un timpano triangolare che interrompe l'alto attico, arricchito da coronamenti mistilinei di gusto barocco.

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La chiesa prima delle modifiche seicentesche

Nell'intento di Alfonso Rubbiani, che curò il restauro del 1914, il timpano venne realizzato per ripristinare l'antico aspetto della chiesa, evidente nelle rappresentazioni del XVI e XVII secolo. Venne così eliminata parte del coronamento di epoca barocca, e furono aggiunte le elaborate cornici in cotto, a ripresa del motivo a dentelli presente al di sopra del semplice architrave tripartito. L'immagine rappresenta la chiesa prima delle modifiche seicentesche e la costruzione delle cupole.

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La Madonna di Alfonso Lombardi (foto di Carlo Romano)

Al centro del timpano, entro una nicchia, è collocata una statua in terracotta della Vergine, opera di Alfonso Lombardi (1497-1537). Le altre quattro statue, disposte fra gli archi del portico, raffigurano i quattro patroni di Bologna, San Petronio, San Domenico, San Francesco e San Procolo, e sono attribuite a Sperandio Savelli (1425 - 1504).

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Un capitello del portico del Conservatorio su via Santo Stefano, col putto di sinistra che regge lo stemma dei Bentivoglio.

Lo stacco tra il corpo allungato dell'edificio e l'impostazione della cupola è mediato visivamente dall'attico e dal frontone timpanato, in una ricercata soluzione compositiva. Con la sua elevazione, accentuata da un'alta lanterna, la cupola del Barelli compensa lo sviluppo longitudinale della chiesa, rendendo armoniosa la veduta d'insieme.

Il portico è costituito da volte a vela con archi a tutto sesto, impostati su colonne in muratura, con basi e capitelli in arenaria. Questi ultimi, purtroppo vittime del degrado dell'arenaria, sono molto simili ai modelli rinascimentali utilizzati nel coevo portico del Conservatorio, presentano un ricco motivo con volute e foglie d'acanto, e sono conclusi da un abaco con rosetta centrale.

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La cappelletta originale, dalla prima pagina dello Statuto della Compagnia Larga (1446)

Historia della miracolosa immagine

Narra una "Historia della miracolosa immagine di Maria Vergine detta del Baraccano", scritta nel 1674, che anticamente il prato all'interno delle mura, davanti al torrione, fosse uno dei luoghi più frequentati dagli abitanti delle vicine contrade, che nelle sere d'estate vi si fermavano a cercare ristoro dai calori del giorno e a dilettarsi con canti e musiche. Si narra inoltre che l'immagine della Madonna vi fu dipinta, verso la fine del XIV secolo, affinché la gente che si riuniva in quel luogo, piuttosto che "ai piaceri di festevoli risa e liete canzoni" si dedicasse alla preghiera.

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Disegno di D. A. Barbieri della cappelletta, basato sull'immagine della prima pagina dello Statuto del 1446.

Nel 1401 fu costruita intorno all'immagine una piccola cappella, legata alla famiglia Bentivoglio. Si tramanda che Giovanni I Bentivoglio, che qui si recava a pregare, grazie alla protezione della Vergine, scampò ad un attentato ordito contro di lui dalla fazione avversa. In segno di riconoscenza, egli fece ampliare ed abbellire l'edicola, che nel 1418 fu trasformata in una cappella ottagonale, dotata nel 1472 di un portico a tre arcate.

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Il miracolo della mina (1512) in un'incisione del 18° secolo

Al termine del XV secolo la chiesa del baraccano era una delle più ricche e fiorenti della città. Era anche luogo di avvenimenti miracolosi, come ricordano due iscrizioni collocate sotto il portico, ai lati dell'ingresso: nel 1512, durante l'assedio di Bologna da parte delle truppe del pontefice Giulio II, un comandante spagnolo fece brillare una mina in questo tratto delle mura, cercando di farvi breccia per entrare in città. Lo scoppio fece saltare un trato di muro, tanto che i due eserciti arrivarono a vedersi, ma ricadendo il muro si ricompose miracolosamente e l'immagine della Madonna rimase illesa, accrescendo la devozione da parte dei bolognesi che la elessero a protettrice della città.

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Annibale Bentivoglio

Immediatamente Annibale Bentivoglio decise di far restaurare la chiesa, ma la sua cacciata da Bologna non gli consentì di dar corso al progetto. Instaurato il governo pontificio, il 15 agosto 1524 fu posta la prima pietra della nuova costruzione, sospesa poi per la peste del 1527, e solo successivamente ultimata. Nel 1550 fu costruito il portico antistante la chiesa, utilizzato spesso dagli artisti per esporvi le opere al giudizio del pubblico. Nel 1682 fu realizzata la cupola, su progetto di Agostino Barelli.

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La chiesa prima del restauro del 1914

Il 27 luglio 1798, con le leggi napoleoniche, venne soppressa la Compagnia spirituale del Baraccano, mentre la chiesa, dichiarata Santuario cittadino poté rimanere aperta. Restaurata nel 1914 da Alfonso Rubbiani è stata in seguito dichiarata monumento nazionale.

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Vista della chiesa e della piazza dopo il restauro rubbianesco, presa dalla finestrella del voltone