L'organo

Il restauro del Santuario del Baraccano si presenta come un’opera di grande impegno sotto molti punti di vista, non ultimo quello economico. Fra gli scopi che la nostra Associazione Amici del Baraccano si è proposta vi è quella di contribuire anche concretamente a quest’opera. Per questo abbiamo scelto un obiettivo alla nostra portata: il restauro dell’organo, uno degli oggetti di maggior valore storico e artistico che il Santuario contiene, per cui organizzeremo una raccolta di fondi.

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L'organo del Baraccano di Baldassarre Malamini (ca 1580)

L’organo del Baraccano è un’opera di Baldassarre Malamini, un grande organaro centese, ed è stato costruito attorno al 1580. Lo strumento è un organo cinquecentesco di gran pregio, fortunatamente giunto fino a noi senza aver subito spoliazioni o stravolgimenti. Chi oggi lo osserva vede una cassa di stile barocco, non cinquecentesco. Infatti, nel corso dell’intervento seicentesco che avrebbe cambiato completamente l’aspetto del Santuario, lo strumento originale fu collocato in una cassa realizzata nel 1682 su disegno di Agostino Barelli, l’architetto a cui si deve l’aggiunta della cupola alla chiesa. Questo inserimento in una cassa di stile barocco è analogo a quello compiuto sugli organi di San Petronio; in quel caso le facciate originali rimangono visibili, mentre al Baraccano la facciata è solo seicentesca.

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L'organo di Malamini a San Petronio

Dopo avere esaminato con ponderazione quanto da lui realizzato, Baldassarre Malamini fu scelto dalla Fabbriceria di San Petronio nel 1596 per un’opera impegnativa e di alto livello: la costruzione di un secondo organo da collocare di fronte al famoso Lorenzo da Prato, l’organo italiano più antico di cui si conosca la data di costruzione (1470). La decisione di far costruire un secondo organo cda affiancare Da Prato era nata dall’esigenza di consentire alla cappella musicale di eseguire quelle composizioni “a doppio coro” che, dall’ambito vocale, stavano diffondendosi rapidamente in campo strumentale. Del resto a Bologna sono diverse le chiese con due organi affacciati (ad es. San Paolo Maggiore, la SS. Trinità, San Gregorio e Siro). Anche i compositori bolognesi, fra i primi Adriano Banchieri, si stavano dedicando a questo genere che, proprio a San Petronio, avrebbe conosciuto una grande fioritura.

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Stemma della famiglia Malvezzi

Come l'edificio della chiesa, anche l’organo ha una storia singolare. Esso fu commissionato al Malamini circa nel 1580 per il Monastero del Corpus Domini (oggi la chiesa dedicata a Santa Caterina de’Vigri, detta “la Santa” in via Tagliapietre). La committente era suor Aurelia Malvezzi (*) che figura nell’elenco delle organiste del Corpus Domini come “organista e cantora perfettissima”. Il convento era di clausura e lo strumento doveva essere quindi di tipo “monacale”, con tastiera e comando dei registri sul retro dello strumento, in modo che chi suonava non potesse essere veduto.

(*) I Malvezzi erano una delle famiglie importanti di Bologna, noti per una congiura (la "congiura dei Malvezzi") contro i Bentivoglio (1488) in seguito al fallimento della quale furono espulsi da Bologna, ove rientrarono nel 1506, dopo la cacciata dei Bentivoglio ad opera di Giulio II.

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Cronologia dei lavori di Malamini - In evidenza le voci che si riferiscono al Baraccano

Per ragioni che non conosciamo l’acquisto non andò in porto e rimase a Malamini sino a parecchi anni dopo (1596) quando fu venduto a Santa Maria del Baraccano. L’organo dovette pertanto essere adattato alla nuova collocazione portando tastiera e comando dei registri dal lato della facciata. Le modifiche più impegnative furono quella di portare i comandi dei registri alla destra dell’organista, e infatti osservando l’interno dello strumento si vedono i rinvii aggiunti per compiere questo ribaltamento e soprattutto il ribaltamento del somiere, per portare la secreta dalla parte opposta (*)

(*) Il "somiere" è il corpo massiccio che sostiene le canne e attraverso il quale, per mezzo di appositi canali, passa l'aria che le alimenta. La "secreta" è un vano ricavato nella parte anteriore del somiere a cui arriva l'aria dai mantici, che contiene i "ventilabri", cioè le valvole comandate dai tasti che consentono il passaggio dell'aria verso le canne facendole suonare.

Data la particolare struttura della chiesa del Baraccano, l’organo fu avvicinato il più possibile alla balaustra della cantoria per ragioni estetiche e infatti lo spazio per l’organista è angusto. Per consentire all’organista di vedere il celebrante, nel soffitto della cappella dell’altar maggiore fu praticato un foro, in parte nascosto dalle decorazioni a stucco.

Nel 1729 Francesco Traeri aggiunse il registro “voce umana” per adeguare l’organo ai gusti del tempo; nel 1759 Filippo Gatti rifece la tastiera.

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Disposizione dei registri dell'organo del Baraccano

L’organo è stato suonato regolarmente fino agli anni ’50, poi è stato abbandonato. Un rilievo nel 2000 mostra che si trova in condizioni di forte degrado, dovute all’abbandono da tanti anni e da qualche infiltrazione di acqua piovana, ma non ha subito spoliazioni né interventi tali da snaturarne la struttura, come purtroppo è accaduto a tanti strumenti, il che per un organo cinquecentesco di tale valore è da considerarsi una fortuna.

Un restauro filologico si presenta quindi impegnativo ma fattibile e quanto mai auspicabile, non solo perché il patrimonio organario bolognese riacquisti uno degli strumenti più importanti, ma anche perché la sua voce ritorni a far parte a pieno titolo della nostra liturgia, almeno nelle ricorrenze importanti.