Francesco del Cossa
Francesco del Cossa aveva compiuto a Ferrara opere ammirevoli, la più nota forse è il salone dei mesi in palazzo Schifanoia, affrescato su incarico di Borso d’Este signore di Ferrara.
Entrato in contrasto con Borso, del Cossa decise di trasferirsi a Bologna nel 1472, anche perché riteneva Bologna un ambiente con più possibilità di lavoro. E'stata ritrovata la "supplica" con cui Del Cossa chiedeva non solo un adeguamento del suo compenso, ma anche una maggiore considerazione per la sua opera., a cui Borso rispose laconicamente che si accontentasse di quanto aveva già ricevuto.
Giovanni II Bentivoglio sapeva della ventata di novità rinascimentale rispetto allo stile pittorico del secolo precedente che del Cossa e i suoi colleghi avevano portato a Ferrara. Appena arrivato a Bologna Del Cossa quindi ricevette dal Bentivoglio (che faceva parte della Compagnia del Baraccano) l’incarico di realizzare l’opera che anche ora, seppure mutila e in parte rovinata, vediamo.
Attorno alla Madonna con Bambino, del Cossa dipinse un paesaggio rinascimentale, con in primo piano due angeli che reggono ciascuno un candelabro. In basso, a sinistra un giovane inginocchiato e a destra il profilo del volto di una vecchia. La vecchia è la devota a cui, secondo la tradizione, si deve l’origine del culto, la presunta Vinciguerra. Il nobile inginocchiato in ricche vesti è quasi sicuramente Giovanni I Bentivoglio a cui il committente, il suo discendente Giovanni II, volle rendere omaggio come iniziatore sia della signoria dei Bentivoglio a Bologna sia del culto della Madonna del Baraccano.
Ai piedi del trono della Madonna un tempo si leggeva un'iscrizione, oggi completamente sbiadita:
“Johannes Bentivolus Bononiae Dominus Benedictus qui venit in nomine domini. Opera de Francesco del Cossa da Ferrara 1472”
L'opera fu quindi commissionata a del Cossa da Giovanni II, che era membro della compagnia larga del Baraccano. La frase evangelica “benedictus qui venit in nomine domini” (che si riferisce all’ingresso trionfale di Cristo in Gerusalemme) plaude a Giovanni II come provvidenziale signore della città, in contrasto con lo sfortunato breve periodo del suo proavo Giovanni I.
La tecnica dell'affresco e la sovrapposizione al dipinto preesistente
Come è noto, l’affresco viene realizzato in varie fasi. Nella fase preparatoria viene steso un primo strato di intonaco (detto arriccio) su cui il pittore traccia un disegno preparatorio. Ai tempi di del Cossa questo disegno veniva fatto usando un particolare pigmento rosso (terra di Sinope, in Egitto, da cui sinopia) con la funzione di guidare la realizzazione dell’affresco.
Sulla sinopia viene quindi steso il vero supporto dell’affresco, un secondo strato d’intonaco detto intonachino. L’affresco deve essere eseguito a tempo di record e senza ripensamenti, prima che l’intonachino si asciughi (a fresco appunto) L’intonachino infatti assorbe il colore, e lo ingloba nella sua struttura, dato che l’asciugatura è in realtà una reazione chimica. E’ per questo che l’affresco ha maggiore durevolezza rispetto ad altre tecniche (ad es. la tempera) in cui il colore viene applicato sulla superficie ed è quindi soggetto a staccarsi o deteriorarsi, mentre nell'affresco è inglobato nell'intonachino.
Sfruttando la discontinuità che esiste fra l’arriccio e l’intonachino (che hanno composizioni diverse) nella seconda metà del secolo scorso sono state sviluppate delle tecniche per strappare l’affresco da una parete e trasferirlo su un altro supporto senza danneggiarlo. Questa operazione è stata fatta anche con l’affresco della Madonna del Baraccano durante il restauro degli anni 60, per preservarlo dall’umidità e dai movimenti della parete. Quando l’affresco (ovvero l’intonachino) viene staccato sull’arriccio sottostante ricompaiono - con grande interesse degli studiosi - la sinopia ed eventuali tracce di pitture precedenti.
Quando si parla di questo dipinto, si dice di solito che Francesco del Cossa aggiunse un insieme di elementi di contorno attorno a una precedente Madonna che la tradizione vuole di Lippo di Dalmasio.
Lippo di Dalmasio (e la sua scuola) era “specializzato” in Madonne con bambino: a Bologna se ne sono conservate parecchie, basta un giro in centro per vederne quasi una decina (a San Martino, alla Misericordia, a San Colombano, a San Procolo ecc.). La Madonna del Baraccano mostra uno stile diverso e infatti la critica piu' recente l'attribuisce a un pittore noto come lo pseudo Jacopino
Del Cossa si trovò di fronte a un affresco, forse rovinato dal tempo e dalle intemperie, che sarebbe stato problematico incorporare in un nuovo affresco, soprattutto se - come era nelle intenzioni sue e nelle attese dei committenti - questo suo primo lavoro doveva inaugurare una nuova stagione nella pittura bolognese.
Si ritiene quindi che Del Cossa abbia distrutto l’affresco originale conservando solo i volti della Madonna e del bambino Una scelta rispettosa dell’aspetto devozionale dell’immagine, che però gli consentiva di dare un’impronta propria e stilisticamente innovativa al dipinto. Distruggendo l'affresco, gli apparve la sinopia sottostante, che probabilmente egli seguì per conservare la postura originale della Madonna e del bambino.
Il dipinto è stato realizzato con tecnica mista, una parte affrescata, e una parte dipinta a tempera. La tempera, come sappiamo, è molto meno durevole essendo la pittura applicata sopra l'intonaco e non incorporata in esso come nell'affresco. E infatti nella parte inferiore del dipinto realizzata a tempera, molti particolari sono irrimediabilmente perduti a causa del distacco della pittura, come ad esempio il volto di Giovanni I.
La Madonna della guerra e la Madonna della Pace
La vecchietta protagonista dell’episodio che diede inizio alla nostra storia, secondo la tradizione si sarebbe chiamata Guerra Vinciguerra, nome e cognome abbastanza incredibili e probabilmente attribuiti in epoca molto posteriore per cercare di mascherare una realtà già allora difficilmente accettabile, che potesse cioè esservi una Madonna della guerra. Se Guerra era solo il nome della vecchietta ecco che le cose andavano a posto (sembra invece che il suo nome fosse Francesca).
Il cronista seicentesco Giovannantoni confronta due episodi simili avvenuti, secondo il suo racconto, nel 1404, due anni dopo la morte di Giovanni I. Nel primo due soldati che giocavano a dadi davanti alla cappelletta della Madonna del Baraccano, avendo perduto molto denaro bestemmiavano la Madonna e uno dei due le sparò un colpo d’archibugio al petto. La Madonna fu vista piangere e sanguinare, e i due furono colpiti dalla punizione divina, l’uno paralizzato l’altro squarciato da un fulmine. I loro corpi furono appesi ai merli all’esterno delle mura dove per molto tempo rimase la loro impronta.
Il secondo episodio sarebbe avvenuto l’anno dopo (1405) e riguarda un soldato che, ancora per una perdita al gioco, avrebbe vibrato una pugnalata alla statua della Madonna della Pace, una bella statua marmorea a cui è dedicata la prima cappella a sinistra entrando in San Petronio. Dopo la pugnalata, il soldato cadde svenuto; fu arrestato e condannato a morte, ma dichiarandosi pentito, la pena gli fu commutata in quattro anni di digiuno e penitenza dedicati alla Madonna. Quando morì fu sepolto nella stessa cappella di San Petronio, e sulla sua arca funeraria c’è una statua che lo raffigura con il pugnale in mano, rivolto verso l’alto.
Questi due episodi sono apologeticamente messi a confronto dal Giovannantoni (Historia della miracolosa immagine di Maria Vergine del Baraccano,1674):
“s’avide insomma con la morte dei duoi primi soldati si piombavano straggi e ruine sotto il nome di santa maria della guerra, e con la vita del secondo si dispensavano gratie e saluee sotto il titolo di santa maria della pace”.
Le due storie, quella della Guerra Vinciguerra e quella dei bestemmiatori a confronto, tendono quindi alla giustificazione del cambiamento della dedicazione dalla Guerra alla Pace della Madonna del Baraccano che avvenne probabilmente all’epoca della controriforma.